Owners of Incunabula

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Pius VI, papa

Owner Id3495
TypePerson
GenderMale
Biographical dates - Period of existence1717 - 1799
Other InformationGià prima di assurgere al soglio pontificio il cesenate Braschi, bibliofilo sensibile al libro come bell’oggetto di antiquariato, aveva investito somme ingenti per costituire una grande biblioteca colma di edizioni rare, preziosi incunaboli (molti di stampa romana) e pregiati manoscritti; dopo essere diventato papa col nome di Pio VI la incrementò grazie anche a regali di privati. Sancì fosse destinata alla sua città natale, e ne già aveva studiato il progetto architettonico, ma il suo desiderio s’infranse con l’arrivo a Roma dell’esercito francese, che ben presto condusse una capillare cernita e spoliazione dei beni artistici più ingenti conservati nella Città Eterna. Ne patirono le conseguenze pure le biblioteche, compresa la sua. Così mentre il papa era in esilio molti dei suoi libri rari e manoscritti partirono in un convoglio diretto alla capitale francese. Ciò che rimase in Vaticano (circa 5.000 titoli) fu posto in vendita sul mercato antiquario e aggiudicato per 11.000 scudi ai librai romani Filippo Barbiellini (1763-1809?) e Mariano De Romanis (1761-1825); un testimone diretto, il futuro cardinale Giuseppe Antonio Sala, 1762-1839, scrisse nel suo ‘Diario romano degli Anni 1798-99’ che in verità le sole legature ne valevano 15.000. Nel 1805 fu stampato a Roma un oggi rarissimo ‘Catalogo della maggior parte dei libri già spettanti alla biblioteca privata di PP. Pio VI quali trovansi vendibili nella Libreria all’Insegna di S. Pio V sulla Piazza di Pasquino N.° 35’ (la libreria era quella di Barbiellini). Il succinto inventario seguiva un ordine alfabetico con i soli cognomi degli autori e dei titoli delle opere anonime; le ultime due sezioni comprendevano edizioni del XV secolo e una lista di 146 manoscritti. Nonostante la difficoltà di ricostruire la ricchissima libreria originaria di Pio VI, costituita da oltre seimila volumi (più di duecento sono incunaboli) e quasi centocinquanta manoscritti, il Catalogo fa emergere il ritratto di un papa lettore selettivo, lontano da quell’universalismo enciclopedico proprio del XVIII secolo, non interessato ai maggiori letterati del tempo ma piuttosto ai libri di storia, di scienza e di diritto. Si palesa la sua chiusura nei confronti della filosofia illuministica e della cultura moderna, giacché si nota la totale assenza di scritti di filosofi moderni mentre prevalgono i testi latini classici e di teologi agostiniani, tomisti e molinisti, come di polemica anti-luterana, chiaramente propedeutici alla sua preparazione dottrinale leggibile negli atti ufficiali. Pierre-Claude-François Daunou (1761-1840) fu incaricato di acquistare manoscritti di Pio VI per la Bibliothèque Nationale de France, fra cui codici della Divina Commedia e del Canzoniere di Petrarca. Non tutto questo materiale sarebbe tornato in patria dopo il tornado napoleonico; finì in mani private (magari a distanza di decenni, cfr. JOHN C. ECCLES - WILLIAM C. GIBSON, ‘Sherrington. His Life and Thought’, Berlin, Springer International, 1979, p. 228; <https://data.cerl.org/mei/02011316>) e in altre biblioteche, fra cui quella parigina di S.te Geneviève. Notizie tratte da ‘Giovanni Battista Audiffredi (1714-1794)’; a cura di Angela Adriana Cavarra, Roma, De Luca, 1994, p. 53; LUIGI PEPE, ‘Gaspard Monge: un matematico nella storia delle grandi biblioteche in Italia (1796-1798)’, «Bollettino di Storia delle Scienze matematiche», XVII, 1997, 2, pp. 254-256, 258-259; ID., ‘Daunou, Monge e la dispersione della biblioteca di Pio VI’, pp. 166-167, in ‘Pio VI Braschi e Pio VII Chiaramonti. Due pontefici cesenati nel bicentenario della campagna d’Italia. Atti del convegno internazionale, maggio 1997’, Bologna, Clueb, 1998; MASSIMO CERESA, ‘Una biblioteca nella Rivoluzione: i resti della Biblioteca di Pio VI’, pp. 213-221, in ‘Due papi per Cesena. Pio VI e Pio VII nei documenti della Piancastelli e della Malatestiana’, a cura di Paola Errani, Bologna, Pàtron, 1999; lemma “PIO VI” di Marina Caffiero in Enciclopedia dei Papi, III, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2000, pp. 492-509; ANNETTE POPEL POZZO, ‘Napoleone e il bottino in Italia. I preziosi codici, manoscritti e libri deportati a Parigi’, «La Biblioteca di Via Senato Milano», IV, 2012, 8, pp. 18-19.
[Nota ampliata e integrata da Fabrizio Quaglia]
Variant NamesBraschi, Gian Angelo
Braschi, Gianangelo
Braschi, Giannangelo
Braschi, Giovanni Angelo
Braschius, Johannes Angelus
Pius <Papst; Pape; Pope VI>
Other Identifierhttp://thesaurus.cerl.org/record/cnp01879165
https://aeolus.bodleian.ox.ac.uk/collections/incunables/provenances_for_mei.xml#xpointer(//*[@id=

Activity

Start (year)1717
End (year)1799
NoteBMC V:
p. 250: IA.20596.
MARC Area Codee-it
PlaceRoma (Geonames Id: 3169070)
Profession / Type of InstitutionClergy
CharacterisationReligious
Last Edit2020-04-24 11:08:01

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Pius VI, papa

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TypePerson
GenderMale
Biographical dates - Period of existence1717 - 1799
Other InformationGià prima di assurgere al soglio pontificio il cesenate Braschi, bibliofilo sensibile al libro come bell’oggetto di antiquariato, aveva investito somme ingenti per costituire una grande biblioteca colma di edizioni rare, preziosi incunaboli (molti di stampa romana) e pregiati manoscritti; dopo essere diventato papa col nome di Pio VI la incrementò grazie anche a regali di privati. Sancì fosse destinata alla sua città natale, e ne già aveva studiato il progetto architettonico, ma il suo desiderio s’infranse con l’arrivo a Roma dell’esercito francese, che ben presto condusse una capillare cernita e spoliazione dei beni artistici più ingenti conservati nella Città Eterna. Ne patirono le conseguenze pure le biblioteche, compresa la sua. Così mentre il papa era in esilio molti dei suoi libri rari e manoscritti partirono in un convoglio diretto alla capitale francese. Ciò che rimase in Vaticano (circa 5.000 titoli) fu posto in vendita sul mercato antiquario e aggiudicato per 11.000 scudi ai librai romani Filippo Barbiellini (1763-1809?) e Mariano De Romanis (1761-1825); un testimone diretto, il futuro cardinale Giuseppe Antonio Sala, 1762-1839, scrisse nel suo ‘Diario romano degli Anni 1798-99’ che in verità le sole legature ne valevano 15.000. Nel 1805 fu stampato a Roma un oggi rarissimo ‘Catalogo della maggior parte dei libri già spettanti alla biblioteca privata di PP. Pio VI quali trovansi vendibili nella Libreria all’Insegna di S. Pio V sulla Piazza di Pasquino N.° 35’ (la libreria era quella di Barbiellini). Il succinto inventario seguiva un ordine alfabetico con i soli cognomi degli autori e dei titoli delle opere anonime; le ultime due sezioni comprendevano edizioni del XV secolo e una lista di 146 manoscritti. Nonostante la difficoltà di ricostruire la ricchissima libreria originaria di Pio VI, costituita da oltre seimila volumi (più di duecento sono incunaboli) e quasi centocinquanta manoscritti, il Catalogo fa emergere il ritratto di un papa lettore selettivo, lontano da quell’universalismo enciclopedico proprio del XVIII secolo, non interessato ai maggiori letterati del tempo ma piuttosto ai libri di storia, di scienza e di diritto. Si palesa la sua chiusura nei confronti della filosofia illuministica e della cultura moderna, giacché si nota la totale assenza di scritti di filosofi moderni mentre prevalgono i testi latini classici e di teologi agostiniani, tomisti e molinisti, come di polemica anti-luterana, chiaramente propedeutici alla sua preparazione dottrinale leggibile negli atti ufficiali. Pierre-Claude-François Daunou (1761-1840) fu incaricato di acquistare manoscritti di Pio VI per la Bibliothèque Nationale de France, fra cui codici della Divina Commedia e del Canzoniere di Petrarca. Non tutto questo materiale sarebbe tornato in patria dopo il tornado napoleonico; finì in mani private (magari a distanza di decenni, cfr. JOHN C. ECCLES - WILLIAM C. GIBSON, ‘Sherrington. His Life and Thought’, Berlin, Springer International, 1979, p. 228; <https://data.cerl.org/mei/02011316>) e in altre biblioteche, fra cui quella parigina di S.te Geneviève. Notizie tratte da ‘Giovanni Battista Audiffredi (1714-1794)’; a cura di Angela Adriana Cavarra, Roma, De Luca, 1994, p. 53; LUIGI PEPE, ‘Gaspard Monge: un matematico nella storia delle grandi biblioteche in Italia (1796-1798)’, «Bollettino di Storia delle Scienze matematiche», XVII, 1997, 2, pp. 254-256, 258-259; ID., ‘Daunou, Monge e la dispersione della biblioteca di Pio VI’, pp. 166-167, in ‘Pio VI Braschi e Pio VII Chiaramonti. Due pontefici cesenati nel bicentenario della campagna d’Italia. Atti del convegno internazionale, maggio 1997’, Bologna, Clueb, 1998; MASSIMO CERESA, ‘Una biblioteca nella Rivoluzione: i resti della Biblioteca di Pio VI’, pp. 213-221, in ‘Due papi per Cesena. Pio VI e Pio VII nei documenti della Piancastelli e della Malatestiana’, a cura di Paola Errani, Bologna, Pàtron, 1999; lemma “PIO VI” di Marina Caffiero in Enciclopedia dei Papi, III, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2000, pp. 492-509; ANNETTE POPEL POZZO, ‘Napoleone e il bottino in Italia. I preziosi codici, manoscritti e libri deportati a Parigi’, «La Biblioteca di Via Senato Milano», IV, 2012, 8, pp. 18-19.
[Nota ampliata e integrata da Fabrizio Quaglia]
Variant NamesBraschi, Gian Angelo
Braschi, Gianangelo
Braschi, Giannangelo
Braschi, Giovanni Angelo
Braschius, Johannes Angelus
Pius <Papst; Pape; Pope VI>
Other Identifierhttp://thesaurus.cerl.org/record/cnp01879165
https://aeolus.bodleian.ox.ac.uk/collections/incunables/provenances_for_mei.xml#xpointer(//*[@id=

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Start (year)1717
End (year)1799
NoteBMC V:
p. 250: IA.20596.
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PlaceRoma (Geonames Id: 3169070)
Profession / Type of InstitutionClergy
CharacterisationReligious
Last Edit2020-04-24 11:08:01
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