Owners of Incunabula

owners/00029080 00029080

Viṭerbo, Yehudah Efrayim

Owner Id00029080
TypePerson
GenderMale
Biographical dates - Period of existence1750-1800
Other InformationIl possessore dell’incunabolo vaticano Stamp.Ross.536 (l’edizione bresciana del 1491 del ‘Sefer ha-Mahbarot’, il cosiddetto libro dei taccuini di Immanuel Romano, ca. 1261- ca. 1328) Yehudah Efrayim Viṭerbo ha posto la sua identica firma, ugualmente senza precisazione di luogo, epoca e patronimico, anche sul primo foglio di quello che oggi è il Ms. Kaufmann A 495 nella biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Budapest ossia una raccolta cinquecentesca di lettere esemplari di ebrei italiani (cfr. MAX WEISZ, ‘Katalog der Hebraeischen Handschriften und Bucher in der Bibliothek des Prof. David Kaufmann’, Frankfurt a- M, J. Kaufmann, 1906, p. 165; <https://web.nli.org.il/sites/nli/english/digitallibrary/pages/viewer.aspx?presentorid=MANUSCRIPTS&docid=PNX_MANUSCRIPTS990001980320205171-1#|FL43578445>). Su cinque altri manoscritti di cui fu proprietario è presente pure quella di Ašer Viṭerbo, la cui eventuale relazione parentale con Yehudah Efrayim non sono riuscito ad accertare. Si tratta dell’Add. Ms. 27094 della British Library, che è il ‘Livnat ha-sapir’ (‘Lucore di zaffiro’), una grammatica ebraica di Yehudah b. Yeḥi’el detto Messer Leon (ca. 1420- ca. 1499) scritta tra il 1454 e il 1458, sulla c. 1r si vedono le loro firme (cfr. G. MARGOLIOUTH, ‘Catalogue of the Hebrew and Samaritan Manuscripts in the British Museum’, III, London, British Museum, 1915, n. 978, pp. 305-306; <https://web.nli.org.il/sites/nli/hebrew/digitallibrary/pages/viewer.aspx?presentorid=MANUSCRIPTS&docid=PNX_MANUSCRIPTS990000612610205171-1#|FL34783482>);dell’Add. Ms. 26987, sempre della British Library, copiato tra XV e XVI secolo, le loro firme sono in testa alla c. 2r (cfr. GEORGE MARGOLIOUTH, I, 1899, n. 198, p. 150; visibile sul portale Ktiv <https://web.nli.org.il/sites/NLI/English/digitallibrary/pages/viewer.aspx?presentorid=MANUSCRIPTS&docid=PNX_MANUSCRIPTS990001206110205171-1#|FL29334035>), cioè l’‘Awat nefeš’ (‘Il desiderio dell’anima’), il supercommento di Ašer b. Avraham Qreśqaś (Crescas, vissuto in Provenza nella prima metà del Quattrocento) sul commento alla ‘Torah’ di Avraham Ibn ‘Ezra (1089-1164); del cinquecentesco Ms. Guenzburg 1084, un epistolario antologico conservato alla Biblioteca di Stato Russa Mosca, in cui però la nota di Y.E. Viṭerbo non riesco a leggere a causa della cattiva qualità del microfilm originario (cfr. <https://web.nli.org.il/sites/NLI/English/digitallibrary/pages/viewer.aspx?&presentorid=MANUSCRIPTS&docid=PNX_MANUSCRIPTS990000823780205171-1#|FL70731824>); del quattrocentesco oxfordiano Ms. Mich. 255, che è un commento agli Agiografi di Gersonide (1288-1344; cfr. ADOLF NEUBAUER, ‘Catalogue of the Hebrew Manuscripts in the Bodleian Library’, Oxford, Clarendon Press, 1886, n. 361, col. 76); del miscellaneo cinquecentesco Ms. K 217 della biblioteca del Seminario Teologico Ebraico presso l’Università di studi ebraici di Budapest. Anche su questi ultimi due le loro firme sono state apposte prima dell’inizio del testo, ma per ora non sono stati digitalizzati.
In una settecentesca raccolta di 32 poesie di rabbini italiani intitolata ‘Yalquṭ Yosef’ (‘L’Antologia di Giuseppe’), dal nome di chi la mise insieme cioè tale Yosef Ḥayyim Lewi, la n. 17 è una preghiera anonima per l’inaugurazione di due rotoli della ‘Torah’ destinati alle sinagoghe sefardite e italiana, in onore dei ‘maśkilim’ (titolo attribuito a uomini dotti ma non rabbini qualificati) Yehudah Efrayim Viṭerbo e un certo Avraham ha-Lewi, cfr. CARLO BERNHEIMER, ‘Catalogue des manuscrits et livres rares hébraïques de la Bibliothèque du Talmud Torà de Livourne’, Livourne, Communauté, 1915, COD. 118. TT., col. 61-64. C. Bernheimer riteneva che le due sinagoghe citate fossero forse quelle di Venezia, cosa di cui non ho prova, inoltre il ms. 118 del ‘Talmud Torah’ (la scuola ebraica) di Livorno è scomparso da decenni, cfr. MAURO PERANI, ‘I manoscritti della Biblioteca del Talmud Torah di Livorno’, Livorno, Debatte, 1997, p. 16. Questo, oltre alla mancanza di una data, impedisce una possibile verifica della coincidenza con il possessore dei testi menzionati sopra.
Per gli stessi motivi bisogna essere cauti nell’identificare lo Yehudah Efrayim Viṭerbo, presumibilmente dedito alla lettura o quantomeno al collezionismo di tali codici, con un Leone Flaminio Viterbo, magari molto più giovane, che visse a Pesaro alla fine del Settecento e che palesò ben altri interessi (sulla ragione per cui i nomi Yehudah ed Efrayim sono volti così in italiano, cfr. VITTORE COLORNI, ‘La corrispondenza fra nomi ebraici e nomi locali nella prassi dell’ebraismo italiano’, in ID., ‘Judaica minora. Saggi sulla storia dell’ebraismo italiano dall’antichità all’età moderna’, Milano, Giuffrè, 1983, pp. 724-725 e 741-743). Erano anni quelli di grandi sommovimenti che raggiunsero pure la sua città, al punto che l’ebreo Leone Flaminio, liberato dal ghetto e diventato ‘cittadino’, diventò membro del Circolo Costituzionale e tra i finanziatori della Guardia Nazionale, cfr. NERINO BIANCHI, ‘I Circoli Costituzionali durante la prima Repubblica Cisalpina nella Romagna, nelle Marche e nell’Umbria’, ‘Rassegna Storica del Risorgimento’, VI, 1919, 3, p. 410; RENATA SEGRE, ‘Gli ebrei a Pesaro sotto la Legazione apostolica, in Pesaro dalla devoluzione all’illuminismo’, IV, Venezia, Marsilio, 20092, p. 174. Quei circoli ebbero soprattutto lo scopo d’informare e istruire l’opinione pubblica e L.F. Viterbo vi contribuì come autore il 19 Pratile dell’anno VI (il 7-6-1797) di un ‘Discorso’, cfr. ‘Pesaro - Biblioteca Oliveriana’; [a cura di] Ettore Viterbo, n. 963.35, p. 213, in ‘Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia’, XLII, Firenze, L.S. Olschki, XLII, 1930. Dovrebbe essere sempre lui il ‘Leon Viterbo’ che introdusse e distribuì a Pesaro giornali giacobini romagnoli allo scopo di sviluppare consenso nella popolazione verso le truppe repubblicane occupanti in seguito alla pace di Tolentino del 19-2-1797, che sanciva la cessione ai Francesi dei territori pontifici della Romagna e di Ancona, dopo quelli di Bologna e di Ferrara (cfr. PAOLO SORCINELLI, ‘Speranze, paure, illusioni (1790-1799). Il giacobinismo nella Legazione di Urbino’, p. 29, in ‘L’arte conquistata. Spoliazioni napoleoniche dalle chiese della legazione di Urbino e Pesaro’; a cura di Bonita Cleri e Claudio Giardini, Modena, Artioli, 2003). Naturalmente si può pensare di converso che l’aderenza all’ebraismo, pur rivolta tradizionalmente all’Universale, non sia stata d’impedimento a un interessamento da parte di Y.E. Viṭerbo (L.F. Viterbo?) per le contingenti vicende rivoluzionarie contemporanee tanto più se come figure di primo piano dell’ebraismo italiano (si pensi al medico lombardo Benedetto Frizzi, 1756-1844) avesse avuto sentore delle idee illuministe, perciò ho scelto comunque di tracciarne una biografia minima.
[scheda a cura di Fabrizio Quaglia]
Variant NamesViterbo, Leone Flaminio [?]
Other Identifierיהודה אפרים ויטרבו

Activity

Start (year)1750
End (year)1800
MARC Area Codee-it
Last Edit2020-06-16 20:35:29

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Viṭerbo, Yehudah Efrayim

Owner Id00029080
TypePerson
GenderMale
Biographical dates - Period of existence1750-1800
Other InformationIl possessore dell’incunabolo vaticano Stamp.Ross.536 (l’edizione bresciana del 1491 del ‘Sefer ha-Mahbarot’, il cosiddetto libro dei taccuini di Immanuel Romano, ca. 1261- ca. 1328) Yehudah Efrayim Viṭerbo ha posto la sua identica firma, ugualmente senza precisazione di luogo, epoca e patronimico, anche sul primo foglio di quello che oggi è il Ms. Kaufmann A 495 nella biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Budapest ossia una raccolta cinquecentesca di lettere esemplari di ebrei italiani (cfr. MAX WEISZ, ‘Katalog der Hebraeischen Handschriften und Bucher in der Bibliothek des Prof. David Kaufmann’, Frankfurt a- M, J. Kaufmann, 1906, p. 165; <https://web.nli.org.il/sites/nli/english/digitallibrary/pages/viewer.aspx?presentorid=MANUSCRIPTS&docid=PNX_MANUSCRIPTS990001980320205171-1#|FL43578445>). Su cinque altri manoscritti di cui fu proprietario è presente pure quella di Ašer Viṭerbo, la cui eventuale relazione parentale con Yehudah Efrayim non sono riuscito ad accertare. Si tratta dell’Add. Ms. 27094 della British Library, che è il ‘Livnat ha-sapir’ (‘Lucore di zaffiro’), una grammatica ebraica di Yehudah b. Yeḥi’el detto Messer Leon (ca. 1420- ca. 1499) scritta tra il 1454 e il 1458, sulla c. 1r si vedono le loro firme (cfr. G. MARGOLIOUTH, ‘Catalogue of the Hebrew and Samaritan Manuscripts in the British Museum’, III, London, British Museum, 1915, n. 978, pp. 305-306; <https://web.nli.org.il/sites/nli/hebrew/digitallibrary/pages/viewer.aspx?presentorid=MANUSCRIPTS&docid=PNX_MANUSCRIPTS990000612610205171-1#|FL34783482>);dell’Add. Ms. 26987, sempre della British Library, copiato tra XV e XVI secolo, le loro firme sono in testa alla c. 2r (cfr. GEORGE MARGOLIOUTH, I, 1899, n. 198, p. 150; visibile sul portale Ktiv <https://web.nli.org.il/sites/NLI/English/digitallibrary/pages/viewer.aspx?presentorid=MANUSCRIPTS&docid=PNX_MANUSCRIPTS990001206110205171-1#|FL29334035>), cioè l’‘Awat nefeš’ (‘Il desiderio dell’anima’), il supercommento di Ašer b. Avraham Qreśqaś (Crescas, vissuto in Provenza nella prima metà del Quattrocento) sul commento alla ‘Torah’ di Avraham Ibn ‘Ezra (1089-1164); del cinquecentesco Ms. Guenzburg 1084, un epistolario antologico conservato alla Biblioteca di Stato Russa Mosca, in cui però la nota di Y.E. Viṭerbo non riesco a leggere a causa della cattiva qualità del microfilm originario (cfr. <https://web.nli.org.il/sites/NLI/English/digitallibrary/pages/viewer.aspx?&presentorid=MANUSCRIPTS&docid=PNX_MANUSCRIPTS990000823780205171-1#|FL70731824>); del quattrocentesco oxfordiano Ms. Mich. 255, che è un commento agli Agiografi di Gersonide (1288-1344; cfr. ADOLF NEUBAUER, ‘Catalogue of the Hebrew Manuscripts in the Bodleian Library’, Oxford, Clarendon Press, 1886, n. 361, col. 76); del miscellaneo cinquecentesco Ms. K 217 della biblioteca del Seminario Teologico Ebraico presso l’Università di studi ebraici di Budapest. Anche su questi ultimi due le loro firme sono state apposte prima dell’inizio del testo, ma per ora non sono stati digitalizzati.
In una settecentesca raccolta di 32 poesie di rabbini italiani intitolata ‘Yalquṭ Yosef’ (‘L’Antologia di Giuseppe’), dal nome di chi la mise insieme cioè tale Yosef Ḥayyim Lewi, la n. 17 è una preghiera anonima per l’inaugurazione di due rotoli della ‘Torah’ destinati alle sinagoghe sefardite e italiana, in onore dei ‘maśkilim’ (titolo attribuito a uomini dotti ma non rabbini qualificati) Yehudah Efrayim Viṭerbo e un certo Avraham ha-Lewi, cfr. CARLO BERNHEIMER, ‘Catalogue des manuscrits et livres rares hébraïques de la Bibliothèque du Talmud Torà de Livourne’, Livourne, Communauté, 1915, COD. 118. TT., col. 61-64. C. Bernheimer riteneva che le due sinagoghe citate fossero forse quelle di Venezia, cosa di cui non ho prova, inoltre il ms. 118 del ‘Talmud Torah’ (la scuola ebraica) di Livorno è scomparso da decenni, cfr. MAURO PERANI, ‘I manoscritti della Biblioteca del Talmud Torah di Livorno’, Livorno, Debatte, 1997, p. 16. Questo, oltre alla mancanza di una data, impedisce una possibile verifica della coincidenza con il possessore dei testi menzionati sopra.
Per gli stessi motivi bisogna essere cauti nell’identificare lo Yehudah Efrayim Viṭerbo, presumibilmente dedito alla lettura o quantomeno al collezionismo di tali codici, con un Leone Flaminio Viterbo, magari molto più giovane, che visse a Pesaro alla fine del Settecento e che palesò ben altri interessi (sulla ragione per cui i nomi Yehudah ed Efrayim sono volti così in italiano, cfr. VITTORE COLORNI, ‘La corrispondenza fra nomi ebraici e nomi locali nella prassi dell’ebraismo italiano’, in ID., ‘Judaica minora. Saggi sulla storia dell’ebraismo italiano dall’antichità all’età moderna’, Milano, Giuffrè, 1983, pp. 724-725 e 741-743). Erano anni quelli di grandi sommovimenti che raggiunsero pure la sua città, al punto che l’ebreo Leone Flaminio, liberato dal ghetto e diventato ‘cittadino’, diventò membro del Circolo Costituzionale e tra i finanziatori della Guardia Nazionale, cfr. NERINO BIANCHI, ‘I Circoli Costituzionali durante la prima Repubblica Cisalpina nella Romagna, nelle Marche e nell’Umbria’, ‘Rassegna Storica del Risorgimento’, VI, 1919, 3, p. 410; RENATA SEGRE, ‘Gli ebrei a Pesaro sotto la Legazione apostolica, in Pesaro dalla devoluzione all’illuminismo’, IV, Venezia, Marsilio, 20092, p. 174. Quei circoli ebbero soprattutto lo scopo d’informare e istruire l’opinione pubblica e L.F. Viterbo vi contribuì come autore il 19 Pratile dell’anno VI (il 7-6-1797) di un ‘Discorso’, cfr. ‘Pesaro - Biblioteca Oliveriana’; [a cura di] Ettore Viterbo, n. 963.35, p. 213, in ‘Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia’, XLII, Firenze, L.S. Olschki, XLII, 1930. Dovrebbe essere sempre lui il ‘Leon Viterbo’ che introdusse e distribuì a Pesaro giornali giacobini romagnoli allo scopo di sviluppare consenso nella popolazione verso le truppe repubblicane occupanti in seguito alla pace di Tolentino del 19-2-1797, che sanciva la cessione ai Francesi dei territori pontifici della Romagna e di Ancona, dopo quelli di Bologna e di Ferrara (cfr. PAOLO SORCINELLI, ‘Speranze, paure, illusioni (1790-1799). Il giacobinismo nella Legazione di Urbino’, p. 29, in ‘L’arte conquistata. Spoliazioni napoleoniche dalle chiese della legazione di Urbino e Pesaro’; a cura di Bonita Cleri e Claudio Giardini, Modena, Artioli, 2003). Naturalmente si può pensare di converso che l’aderenza all’ebraismo, pur rivolta tradizionalmente all’Universale, non sia stata d’impedimento a un interessamento da parte di Y.E. Viṭerbo (L.F. Viterbo?) per le contingenti vicende rivoluzionarie contemporanee tanto più se come figure di primo piano dell’ebraismo italiano (si pensi al medico lombardo Benedetto Frizzi, 1756-1844) avesse avuto sentore delle idee illuministe, perciò ho scelto comunque di tracciarne una biografia minima.
[scheda a cura di Fabrizio Quaglia]
Variant NamesViterbo, Leone Flaminio [?]
Other Identifierיהודה אפרים ויטרבו

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